giovedì 26 febbraio 2015

E-commerce, volàno per l'export

L’e-commerce è un canale rilevante per l’export, attraverso cui le aziende italiane possono cogliere le opportunità emergenti dall’evoluzione della domanda mondiale. E il fatturato è cresciuto di circa un 20% costante anno su anno tra il 2009 e il 2014, passando dai 5,7 miliardi di euro del primo anno preso in considerazione ai 13,3 di sei anni dopo.



Secondo Netcomm, il consorzio del commercio elettronico italiano, l’e-commerce è senza dubbio un driver primario dello sviluppo dell’economia mondiale, che ha raggiunto nel 2013 un valore mondiale di 1.173,5 miliardi di euro, con una crescita annua del +13,6%. La rilevanza dell’e-commerce è evidente nei mercati più maturi, quali l’Europa (363 miliardi di euro nel 2013, + 16.3% rispetto al 2012) e l’America Settentrionale (333 miliardi nel 2013, + 6% rispetto al 2012). Ma anche i paesi emergenti e in via di sviluppo mostrano trend interessanti, rivelandosi i mercati con il maggior potenziale di crescita online. Ne è un esempio la Cina, che genera un turnover di 247 miliardi di euro (la seconda nazione a livello mondo per valore, preceduta dagli Stati Uniti) e ha una potenzialità di crescita online del 95% circa.  (Fonte: Dati Netcomm-Ecommerce Europe, 2014)

“All’interno dell’e-commerce, l’export sta assumendo un ruolo sempre più rilevante – conferma Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. A livello europeo, le transazioni cross-border nel 2013 rappresentavano circa il 13% del totale. Inoltre, dal 2013 al 2018 si prevede un loro incremento annuo del 21%, superiore di 12 punti percentuali rispetto alla crescita prevista per le transazioni domestiche nello stesso periodo. Incrociando i trend dell’e-commerce e la crescita dell’export mondiale, Netcomm ha osservato diversi fattori interessanti. Da un lato, la dominanza “storica” di alcuni mercati maturi sull’export italiano: l’Europa e il Nord America da soli assorbono il 61% dell’export italiano e manterranno questo ruolo primario anche nei prossimi anni. Dall’altro invece, i mercati emergenti e in via di sviluppo mostrano i trend di crescita dell’export italiano e mondiale più interessanti. Trend che interessano non sono i paesi notoriamente più attrattivi, quali Cina e Russia (rispettivamente +9,5% e + 8,2% dell’export italiano dal 2012 al 2013), ma anche realtà meno blasonate come ad esempio Arabia Saudita e Algeria (rispettivamente +11,4% e + 12,8% dell’export italiano dal 2012 al 2013). I paesi con il maggior potenziale di crescita dell’export italiano (ossia i mercati emergenti e in via di sviluppo) sono quelli che tendenzialmente mostrano anche le maggiori opportunità di sviluppo del contesto online – continua Liscia. Il mercato cinese, ad esempio, ha un’attrattività dell’online dell’84% (in una scala da 1 a 100, secondo l’indice Global Retail E-commerce Index elaborato da AtKearney) e una crescita del valore dell’export italiano che nel periodo 2012-2013 si è assestata sul 9,5%.”

In sintesi, è evidente che l’export mondiale sta osservando da un alto un calo della rilevanza di alcuni mercati maturi quali l’Unione Europea e l’America Settentrionale, a fronte della crescita di mercati emergenti e in via di sviluppo, quali Medio Oriente e Asia. Si tratta di forti trasformazioni che fanno emergere nuove opportunità per le imprese italiane, soprattutto nei mercati emergenti. “Va sempre tenuto in grande considerazione – conclude Roberto Liscia - che nel mondo vi sono 1,2 miliardi di consumatori online di cui 300 milioni in Cina e 360 milioni in Europa e di questi 100 milioni sono consumatori cross-border. Questo elemento evidenzia come proprio le transazioni cross-border nell’e-commerce stiano diventando sempre più rilevanti ed è in questo alveo che le aziende italiane devono cogliere l’opportunità di sviluppo. Investendo sulla cultura e sulle competenze digitali le aziende italiane potranno aumentare fortemente le loro potenzialità di export.”

mercoledì 18 febbraio 2015

10 anni di Youtube

Il 14 febbraio 2015 Youtube ha festeggiato i suoi primi 10 ann, un periodo lungo, ma forse non troppo per diventare il terzo sito web più visitato al mondo, con oltre 1 miliardo di utenti.



Ogni giorno le persone guardano centinaia di milioni di ore di video su YouTube e generano miliardi di visualizzazioni.

Da tutto ciò si deduce che Youtube è un potenziale canale di business, ma come sfruttarlo al meglio? Secondo le statistiche, le tipologie di video che riscuotono maggior successo sono:
  • video di cose mai viste prima
  • video che insegnano a fare qualcosa (noti come video-tutorial)
  • video che emozionano
Da questo presupposto si deduce che, più che la nuda e cruda presentazione di un nostro nuovo prodotto/servizio, per l’utente finale è maggiormente appetibile il contorno di quel prodotto/servizio. Per esempio, se introduco sul mercato una nuova linea di cosmetici, otterrò risultati migliori realizzando dei video su come applicare quei cosmetici, o spiegando in quali occasioni utilizzarli.

Youtube inoltre è un Social Network della scuderia Google, ed essere presenti su Youtube con i giusti contenuti fa guadagnare punti in termini di posizionamento del proprio sito web.

martedì 10 febbraio 2015

Content Marketing e Native Advertising

Si parla sempre più spesso di Content Marketing e Native Advertising, ma non tutti sanno esattamente la differenza tra le due, spesso nemmeno gli addetti ai lavori.


E allora accora cosa sono e a cosa servono. Il Content Marketing è una tecnica di marketing strategico che prevede di creare e distribuire contenuti di valore, pertinenti e coerenti per attrarre e acquisire un pubblico ben definito – con l’obiettivo di indurre il cliente a rispondere in maniera favorevole. La definizione è di Joe Pulizzi, esperto della materia che ha, di recente, delineato proprio i contorni della materia.

L’obiettivo del Content Marketing è di suscitare l’attenzione del pubblico attraverso una serie di contenuti innovativi che possano addirittura cambiare l’opinione delle persone su quel determinato tema, o modificarne l’approccio. Come ha spiegato Pulizzi, non si tratta di sponsorizzare il prodotto ma di fornire al consumatore informazione utile.

Il Native Advertising, invece, consiste nel creare contenuti legati ad uno specifico brand per  fidelizzare la clientela offrendo quanto più servizi possibile e non è mai in contrasto con il Content Marketing.  Anzi. Secondo gli esperti, solo dall’equilibrio tra questi due forme di comunicazione si ottiene il miglior risultato.

martedì 3 febbraio 2015

Social network, ecco come pianificare tutto

Non è un segreto che i social network siano diventanti ormai più che essenziali. Non solo i grandi gruppi, ma anche piccole attività hanno la necessità di comparire sulle più comuni piattaforme per farsi vedere, per pubblicizzare qualcosa o anche semplicemente per comunicare.

Basta questo? In realtà secondo gli esperti accedere a facebook di tanto in tanto e postare qualche immagine non basta, perché il bacino in cui confluiscono i flussi di informazione è talmente vasto che ogni cosa diventa una goccia infinitesimale e sparisce. Ecco perché, oggi giorno, è necessario avere numerosi profili da aggiornare e monitorare tutto il giorno, o quasi, ma sicuramente tutti i giorni.
Insomma, serve tempo e ora come ora, si sa, il tempo è denaro. Perciò, come fare? A risolverci il problema ci pensano i social media management, delle app studiate  per i mobile device, in grado di programmare gli aggiornamenti su tutte le piattafome in cui abbiamo un profilo: Facebook, Twuitter, Linkedin, Google+, eGoogle.

Si chiama Buffer e permette, dunque, non solo di pianificare i posti, ma anche di monitorare i like, i retweet, i click nell’arco della giornata. La versione base è gratuita e consente l’upgrade alla versione Awesome Plan se si ha bisogno di funzionalità speciali, come ad esempio la condivisione su più di 4 social network differenti.